Ogni epoca ha vissuto grandi squadre: chi non ricorda il Milan di Arrigo Sacchi o il Real Madrid dei Galacticos? Negli ultimi anni i Blancos hanno dominato la scena europea, ma a inizio decennio la squadra più forte è stato sicuramente il Barca di Pep Guardiola. In una lunga intervista Dani Alves racconta il Barcellona delle due Champions del 2009 e del 2011.
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IL MAGAZZINIERE DEL CAMP NOU
Anni magici per quella squadra che è considerata tutt’oggi una delle più forti di tutti i tempi. Il tiki taka poi emulato anche dalla nazionale spagnola, fu plasmato e portato ai massimi livelli da Pep Guardiola, per cui Dani Alves ha speso parole d’elogio. “Mi consideravo un magazziniere al Barcellona – racconta il brasiliano a Sport Bible -. Non importante come gli altri giocatori, ma senza di me non si poteva giocare né dentro né fuori dal campo: non ci sarebbero state le divise, le scarpe e così come non si poteva giocare nudi non si poteva giocare nemmeno senza di me. Penso di essere il responsabile per quella follia, quella felicità, quell’amicizia che c’era nella nostra squadra”.
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DANI ALVES RACCONTA IL BARCELLONA ED ELOGIA GUARDIOLA
A sua detta il segreto di quel Barcellona fu proprio il tecnico spagnolo: “Lavorare con lui è stato sorprendente. Era sempre rilassato, soprattutto quando la tensione della gara era altissima. È un passo avanti a tutti. nel 2011 facemmo un accordo: noi avremmo vinto il campionato per lui e lui la Champions League per noi. Giocavamo la finale a Londra contro il Manchester United, loro erano favoriti ma lui ci disse che avremmo vinto noi. Aveva ragione, per questo dico che dovrebbe andare a prendersi la coppa dal museo del Barcellona e portarsela a casa. Studiò l’avversario e ci disse come sarebbe andata la partita. Ci spiegò che loro avrebbero giocato allo stesso modo, anche qualora fossero andati in svantaggio.
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Ci disse di continuare a giocare come sapevamo anche in caso di pareggio, di non cambiare la nostra filosofia di gioco che ci avrebbe portati alla vittoria. Andò esattamente così, segnammo prima noi e poi loro pareggiarono. Nell’intervallo ci disse: ‘Ve l’avevo detto’. Anche nel secondo tempo continuammo a giocare col possesso palla e li stancammo psicologicamente. Quando Messi segnò il 2 a 1 capimmo che era fatta”. Guardiola protagonista anche della sua maturità professionale: “Mi disse che mi avrebbe insegnato a giocare senza palla, pensai che mi avrebbe messo in panchina. Invece in quelle stagioni feci molti interventi difensivi importanti. Credo di aver lavorato con un genio”.