In una lunga intervista a ESPN, Sami Khedira è tornato a parlare della sua esperienza alla Juventus, ma soprattutto di Cristiano Ronaldo con cui il tedesco ha condiviso lo spogliatoio anche nel Real Madrid.
Kkedira rivela: “Ho conosciuto due CR7 diversi”
“Ho conosciuto due Cristianos – ha spiegato Khedira in un podcast di Espn -. Il primo è stato al Real Madrid. Era un po’ giovane, anche un po’ più insicuro ed egoista. Non egoista in senso negativo, proprio come sono i giovani attaccanti… doveva trovare la sua personalità. E poi il secondo Cristiano, dopo il trasferimento alla Juventus… era molto più leader. Ancora spinto dall’ego e dall’egoismo nel segnare, ma anche nello spingere i compagni, aiutarli ad essere migliori. Fuori dal campo era molto più rilassato e molto più maturo, ma in campo, sempre concentrato e altrettanto intenso”.
CR7 alla Michael Jordan: “L’abbiamo visto il primo giorno, tirando in porta. Era così competitivo che scommetteva su qualsiasi cosa, anche quando giocavamo 4 contro 4: scommetteva 100 euro o una bottiglia di vino. È competitivo e se perde si arrabbia. Quindi nessuno vuole deluderlo”.
Khedira ammette: “Cristiano Ronaldo non era adatto alla Juventus”
Poi Khedira spiega cosa è andato storto negli ultimi anni: “Dopo Allegri e con l’arrivo di Cristiano, la squadra ha perso qualcosa. Non perché i successori fossero cattivi allenatori, anzi Sarri è stato il miglior allenatore che abbia mai visto tatticamente, ma perché il club si è allontanato da un certo tipo di calcio che la Juve era abituata a fare con Allegri e ancor prima con Conte”.
L’arrivo del campione portoghese non ha giovato alla Vecchia Signora: “Se prendi qualcuno come Ronaldo, ottieni uno dei migliori giocatori della storia, ottieni più introiti, più followers su Instagram, più vendite di magliette, ma c’è anche un diverso tipo di pressione. E forse rischi di perdere un po’ della tua identità, soprattutto in un club come la Juventus. Non perché sia un brutto acquisto, ma perché forse non si adatta alla tua identità. E la Juventus ha un’identità forte”.
Poi Khedira continua la sua disanima: “Ricordo, infatti, di aver parlato con Mourinho nel 2016 e mi disse quanto amasse la Juve perché era uno degli ultimi club con un DNA davvero forte. Basava tutto su un duro lavoro difensivo: pensate a quella linea difensiva con Barzagli, Chiellini e Bonucci, o il centrocampo con me e Marchisio e Matuidi, tutti lavoravano sodo in un certo modo. Poi la società ha provato a cambiare mentalità, con acquisti mirati e le cose non sono andate bene. A volte non puoi copiare quello che fanno gli altri. Pep Guardiola è fantastico, ma lui è Pep Guardiola. Non puoi copiarlo”.