Jurgen Klopp non è solo un tecnico illuminato. Il comandante del Liverpool è soprattutto un personaggio clamoroso nel panorama del calcio internazionale. Duro, appassionato, e decisamente bravo a tirar fuori il meglio dai propri calciatori, creando con loro un rapporto speciale anche al di fuori del campo. E fuori dal campo Klopp è esattamente come a pochi passi dalla linea laterale. Pazzo, diretto, ironico e senza la minima sovrastruttura.
Di lui ha parlato su Players Tribune il pupillo Mario Gotze. Uno che da Klopp è di fatto stato creato, e che senza di lui ha finito per soffrire incredibilmente.
“È stato il mio primo manager, ed è stato lui a credere in me e mi ha dato la possibilità di debuttare a 17 anni. È divertente vederlo ora con il Liverpool, perché è un tipo così naturale di fronte ai media. È così autentico e dice quello sempre quello che vuole e che pensa. Ma ritengo che molte persone vedano solo la versione di lui in piedi sulla linea laterale del campo. C’è anche un lato molto serio, quello mentre ti allena. Quando avevo 17 o 18 anni e non gli davo il 100% di allenamento, spesso era molto intimidatorio. Veniva di corsa e mi si metteva davanti, faccia a faccia e cominciava ad urlarmi contro. Con i denti stretti diceva ‘Devi avere più passione! Devi dare tutto! Cazzo Dai! Poi, dopo l’allenamento, tornava calmo ed era anche capace di dire: ‘Mario, come stai? Parliamo della vita. Cosa sta succedendo?”
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GOTZE E IL TRAPIANTO DI CAPELLI DI KLOPP…
Klopp non sembra essere un tipo che si vergogna troppo, nemmeno delle sue debolezze. Prova ne dà lo stesso Gotze parlando dell’episodio del trapianto di capelli…
“Non dimenticherò mai la volta in cui l’ho incontrato a Dusseldorf durante l’estate. Stava andando a vedere lo specialista per fare il trapianto di capelli. E’ stato molto divertente. Stava sorridendo, raccontandomi tutto. Mentre stava andando, mi ha fatto l’occhiolino e ha detto: ‘Mario, non preoccuparti, salverò il numero di telefono’. E io ho detto: ‘Cosa intendi?’. E lui: ‘Il numero del dottore. Lo salverò per te. Tra qualche anno potresti averne bisogno’. Poi ha riso e se n’è andato. La maggior parte della gente sarebbe stata imbarazzata o non avrebbe detto nulla, ma a lui non importava affatto di quello.”
Perché in fondo il calcio e la vita sono un gioco, e Klopp dà l’aria di divertirsi un mondo.
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