Ieri abbiamo dedicato un articolo a Fabio Quagliarella, che con l’undicesima partita consecutiva in rete ha eguagliato il record di Batistuta che durava da più di 20 anni. Quaglia fa parte di quella cerchia di eletti della serie A che viene applaudita in tutti gli stadi d’Italia, sia per le sue qualità tecniche, che per quelle umane. Per questo motivo abbiamo scelto l’undici titolare di questa squadra di amatissimi. È bene precisare che nella top ci sono soltanto giocatori ancora in attività e che militano nel massimo campionato italiano.
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In porta abbiamo scelto Stefano Sorrentino, portiere del Chievo. Una carriera trascorsa coi colori gialloblu, con un triennio importante a Palermo. Per anni è stato accostato ai grandi club di serie A, ma alla fine è sempre rimasto nel calcio di provincia. Numero uno di estrema affidabilità. Qualche mese fa fu vittima di uno scherzo delle Iene che l’ha reso ancora più popolare. In questa stagione ha pure parato un rigore a Cristiano Ronaldo, cosa chiedergli di più?
In un’ipotetica difesa a 3 mettiamo sicuramente Francesco Acerbi. Difensore sfortunato che a 30 anni si è finalmente consacrato in una big. Se al Milan aveva toppato, anche per colpa della poca professionalità, come lui stesso ha ammesso, alla Lazio è diventato subito la colonna portante della difesa. In una recente intervista ha raccontato: “Al Milan bevevo e facevo casini. Dopo il tumore ho capito chi volevo essere“. Idolo della tifoseria laziale tanto da essere invitato a vedere Lazio Juve in Curva Nord (in quanto squalificato).
Kalidou Koulibaly è diventato l’icona contro il razzismo nel nostro calcio malato. Difensore possente (è alto 1,95 e pesa 85 kg) dotato di un’incredibile esplosività e rapidità nelle gambe, caratteristiche inconsuete per gente della sua stazza. Accolto a Napoli con scetticismo, Kalidou ha fatto ricredere tutti diventando in poco tempo uno dei migliori centrali di Serie A e tra i migliori in Europa. Oggetto dei desideri di molti club, finora è sempre rimasto fedele alla maglia azzurra che sente cucita addosso. “Fiero di essere senegalese, napoletano, uomo”, il post dopo gli ululati di San Siro che ha commosso tutti.
Giocare nella squadra più amata e più odiata d’Italia ti rende solitamente simpatico ai tuoi tifosi e antipatico a quelli delle altre squadre. Ma il dottor Giorgio Chiellini è riuscito a farsi volere bene da tutti. Col suo nasone e con la sua tecnica “basilare”, negli anni si è trasformato da brutto anatroccolo a bel cigno diventando uno dei centrali italiani più forti al mondo. Recentemente Bernardeschi ha detto su di lui: “Cristiano Ronaldo? Macché nelle partitelle preferisco avere in squadra Chiellini“.
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CENTROCAMPISTI
Nell’ipotetico modulo dei più amati, a centrocampo mettiamo sicuramente Marco Parolo. Il giocatore è da anni una colonna portante nel centrocampo della Lazio. Da Pioli a Inzaghi, nessun allenatore ha mai rinunciato a lui. Centrocampista che offre quantità e qualità, bravo nell’interdizione e negli inserimenti in area. Un vero toccasana per i fantallenatori dato che ogni stagione regala qualche golletto. Due anni fa riuscì nell’impresa di fare 4 gol in una partita contro il povero Pescara.
Da una sponda all’altra del Tevere: Daniele De Rossi romano e romanista verace, si è conquistato negli anni la simpatia di tutti. Campione del mondo con la Nazionale del 2006, Danielino è un elemento imprescindibile per i giallorossi. Da Capitan Futuro a Capitan presente, con lui in campo la Roma subisce meno gol secondo le statistiche. Una delle poche bandiere del nostro calcio, quest’estate ha rinunciato ai dollari americani pur di rimanere nella Capitale. “Prima di andare via voglio vincere“, ha promesso a tutti.
Da una bandiera all’altra: Marek Hamsik è uno slovacco trapiantato a Napoli, ma il suo cuore è a tinte azzurre. Portato all’ombra del vulcano dall’ex ds Pierpaolo Marino, Marekiaro negli anni è diventato capitano e leader della squadra. Un giocatore apprezzato anche fuori dal capoluogo campano. Talmente amato che Roberto Saviano l’ha voluto menzionare nella fortunata serie TV Gomorra mentre i camorristi brindano: “A Don Pietro Savastano, come lui ci sta sulamente Hamsik”.
La fascia sinistra non potevamo non consegnarla a Simone Padoin. La sua popolarità è cresciuta a dismisura ai tempi della Juventus, quando Federico Buffa, o in realtà gli Autogol che imitavano Federico Buffa, gli dedicarono uno speciale. La sua foto da santo o quella con pallone d’oro sono diventate iconiche. Il talismano oltre ad essere stato allo scherzo, subendo anche gli sfottò dei compagni, si è rivelato un elemento prezioso per ogni allenatore data anche la sua duttilità. Classe poca, ma grinta e cuore da vendere, Pado è diventato l’idolo di tutti. È la dimostrazione che anche senza essere un fuoriclasse, con spirito di dedizione e abnegazione puoi raggiungere i tuoi sogni.
ATTACCANTI
Nell’attacco a 3 non può mancare Alejandro Gomez. Il Papu è diventato un fenomeno social grazie ai suoi balletti. Ma oltre al personaggio, c’è soprattutto un gran giocatore che ha portato l’Atalanta ai vertici del calcio italiano nel giro di pochi anni. In estate ha rifiutato l’offerta della Lazio, Inzaghi lo voleva fortemente portare in biancoceleste, ma lui ha deciso di restare a Bergamo dove ormai ha messo radici. Idolo di tutti, alzi la mano chi lo trova antipatico.
Posto in attacco ad honorem a Sergio Pellissier. 17^ stagione al Chievo, D-I-C-I-A-S-E-T-T-E-S-I-M-A. Non so se è chiaro. 511 presenze in gialloblu e 139 reti, l’ultima domenica scorsa contro la Fiorentina. Ha segnato a qualsiasi squadra e qualche anno fa era la bestia nera della Juventus. Eroe del Chievo dei miracoli di Delneri, non ha mai abbandonato la sua Verona. A 40 anni non vuole smettere di segnare. Meriterebbe una statua vicino a Giulietta.
A completare l’attacco ovviamente c’è Fabione Quagliarella. Una carriera che aveva toccato il suo apice alla Juventus. Con la maglia del Torino invece la sua carriera pareva aver imboccato il viale del tramonto. Ma a Genova grazie alla Samp è rinato. Eguagliato il record di Batistuta ora mira a superarlo. I complimenti sono arrivati da tutti, compresi i rivali cittadini del grifone. Immortale.
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In panchina invece mettiamo Gennaro Gattuso. Ringhio ha rappresentato il Milan vincente dell’ultima epoca Berlusconiana. Cuore e muscoli di quel centrocampo pieno di qualità con Pirlo, Seedorf e Kakà (bisogna aggiungere altro?). Sta cercando di trasmettere la sua grinta anche alla squadra, ottenendo risultati altalenanti. Il Milan è attualmente quarto grazie agli stop delle romane. La strada è ancora lunga ma comunque vada noi gli auguriamo che possa restare sulla panchina rossonera. Ringhio uno di noi.
Quindi ricapitolando la squadra:
3-4-3
Sorrentino;
Acerbi, Koulibaly, Chiellini;
Parolo, Hamsik, De Rossi, Padoin;
Quagliarella, Pellissier, Gomez.
All. Gennaro Gattuso