L’avventura di Leonardo Bonucci al Milan è durata una sola stagione. Arrivato in rossonero nell’estate del 2017 dalla Juventus dopo un litigio con Allegri, al difensore italiano fu affidata anche la fascia da capitano. L’ex ds rossonero Mirabelli ha ricordato un aneddoto riguardante Bonucci e Kessié, all’epoca in contrasto per il numero di maglia. Infine ha bacchettato la società colpevole di aver dato l’ok a Ibrahimovic di partecipare a Sanremo.
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Mirabelli racconta un aneddoto sull’arrivo di Bonucci e bacchetta il Milan
“Più che un’idea è stata un’occasione – racconta Mirabelli sull’arrivo di Bonucci a Radio Sportiva –. Non era un acquisto programmato, ma un’opportunità del momento. Abbiamo sfruttato la sua rottura con Allegri, e quando c’è stata la possibilità l’abbiamo colta al volo. Molti hanno criticato la nostra scelta di prenderlo, ma per me non si può mettere in discussione l’acquisto di uno dei migliori difensori. C’era solo bisogno di tempo, per tutti. Quando avevamo chiuso l’affare, io andai via e rimasero Fassone con l’agente di Bonucci, Lucci. Il procuratore convinse Marco a dare a Leonardo la numero 19, ma non sapevano che io l’avevo già promessa a Kessié. Così successe il finimondo perché nessuno dei due voleva mollare quella maglia, e c’è stato il rischio concreto che uno dei due acquisti saltasse”.
La storia continua: “Ricordo che durante la tournée in Cina doveva giocare un’amichevole col Bayern, e cinque minuti prima dell’inizio della gara Kessié non voleva entrare in campo senza la ‘sua’ 19. Alla fine però, grazie alla sua straordinaria umanità, è riuscito a capire la situazione e ha fatto un passo indietro lasciando quel numero a Bonucci”. Mirabelli ha poi criticato la società per aver dato il placet ad Ibrahimovic di partecipare a Sanremo: “Non so quando siano stati presi gli accordi, ma di sicuro c’è che i rossoneri non sono un reality show. È una roba da scapoli e ammogliati, un messaggio sbagliatissimo all’interno di un gruppo. Questa vicenda, insieme al tam tam sui rinnovi, non fa bene all’interno del gruppo, sono distrazioni che alla fine poi paghi”.