Luka Modric è oggi considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio croato nonché uno dei migliori centrocampisti al mondo. Vicecampione del mondo nel 2018 con la sua Croazia, Pallone d’oro nello stesso anno. Un periodo d’oro per il 34enne che, come racconta a AFP, non ha sempre avuto una vita facile. L’infanzia del croato è stata segnata infatti dal conflitto dei Balcani. Con Luka però, tra le bombe e i rifugi, c’era sempre un fedelissimo compagno di viaggio, il pallone: “Era sempre con me. Anche quando andavamo al rifugio lo portavo con me e giocavo con gli amici o con chiunque altro. Il pallone per me era tutto. Ho rotto parecchi vetri in albergo ma anche delle macchine, tutti erano furiosi con me. E doveva pagare tutto mio padre, erano molti soldi. Della guerra ricordo la paura. Giocavamo a pallone e suonavano le sirene. Ma era diventata una cosa normale”.
- Fernandes, gioca e rischia di perdere la nascita del figlio per l’antidoping
- Toure escluso da Soccer Aid, voleva assumere prostitute per i compagni
- In Belgio sicuri, Real non ha pagato 100milioni per Hazard ma molti di più
Luka Modric si racconta, dalla guerra e il calcio nei rifugi alle critiche
La guerra d’indipendenza croata, nel 1991, ha costretto la famiglia Modric a lasciare la propria casa appena fuori Zara e a trasferirsi all’Hotel Kolovare, dove ha vissuto per sette anni. Un’esperienza non semplice che ha segnato il giocatore Blancos. A rendere più forte il centrocampista però, non sono state solo le bombe ma anche le critiche sulle sue qualità come professionista: “Ci sono sempre stati dubbi su di me, sulle mie qualità, sul mio modo di giocare e sul mio fisico. Dicevano che mi mancava qualcosa per arrivare al top, ma non mi ha fermato, mi ha motivato di più. Io ho smesso da parecchio di leggere le critiche. Ho le persone che mi sono vicino che mi circondano di positività. Ricordo quell’articolo per cui ero il flop dell’anno nella Liga e non è stato bello, ma credevo in me e sapevo di essere un giocatore da Real Madrid”.
Guerra e critiche, ma anche una carriera straordinaria e un futuro, almeno per lui, sempre Blancos: “Alla mia età non ho grandi progetti. Mi manca una stagione di contratto e voglio dare tutto per vincere altri trofei. Sarebbe fantastico finire la carriera qui, ma dipende dal Real Madrid, non da me. Voglio dimostrare che posso giocare bene e se non sarà al Real cercherò altre opzioni. Voglio giocare altri anni”.