Scandalo in Premier League. Fare la mascotte, per alcuni club, costa e non poco. Tutti i sogni, diceva Walt Disney, possono diventare realtà e in Premier, per realizzarli, basta pagare cifre esorbitanti. Questa è l’idea di alcuni club inglesi che sono stati smascherati da un’inchiesta del Telegraph. Tanti, tantissimi bambini sognano di fare la mascotte nei pre match del campionato, ma solo alcuni riescono a calcare il terreno da gioco. I genitori, infatti, sono costretti a pagare cifre esorbitanti, a seconda del club, e in Inghilterra scoppia lo scandalo. Un vero e proprio business che arricchisce, e parecchio, le casse delle società calcistiche.
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Scandalo in Premier League: fare la mascotte costa, e non poco
Il quotidiano britannico, nella sua inchiesta, riporta anche alcuni dati. Il West Ham, ad esempio, chiede più di 800 euro alle famiglie dei bambini che, prima del fischio d’inizio, vogliono entrare mano nella mano con i loro idoli, ma non è finita qui. I genitori devono anche prevedere una spesa di circa 80 euro per l’acquisto del kit da gara, divisa completa, che il bambino dovrà indossare durante questa passerella. Il Leicester City e il Tottenham sono più magnanimi. I primi chiedono solamente 700 euro, mentre il Tottenham fissa la quota a circa 500 euro. Ma lo scandalo non coinvolge solo la massima serie del campionato inglese. Anche in Championship alcuni club realizzano i sogni dei bambini, ma a pagamento. Il Nottingham Forest chiede dai 600 agli 800 euro, una cifra che cambia in base all’importanza delle partite.
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Il presidente della Commissione sport del Governo, Julian Knight, ha promesso di intervenire su questa speculazione: “Essere una mascotte, ormai, è diventato un privilegio per le famiglie più ricche, in totale contrasto con le origini operaie del gioco del calcio”. Va anche detto che ci sono delle eccezioni. Molti grandi club, come Manchester City, Chelsea, Manchester United o Liverpool non chiedono quote ai tifosi, a patto però che siano abbonati alle partite casalinghe. Solo i club medio piccoli si fanno pagare, generando un giro d’affari di 500 mila sterline a stagione.
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