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Quella volta che mi innamorai di Pippo Inzaghi

calcio07/02/2018 • 19:43
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Nell’estate del 2002 ero un 14enne appassionato di videogiochi e manga.

Il calcio non era la mia priorità: guardavo ogni tanto delle partite e avevo ereditato da mio nonno la simpatia per il Milan (cioè lui era sfegatato, io ancora no…)

Non ne capivo un granchè. Sapevo che Shevchenko era molto forte, giocando a Winning Eleven. Per i più giovani, il “papà” di PES.

Quell’estate un avvenimento aveva colpito la mia attenzione: il Mondiale di Korea/Giappone 2002; rimasi veramente deluso da quell’eliminazione, ma la mia cultura in senso calcistico si limitava al gettonatissimo: “Moreno, Moreno, Vaffanculo!!!”

Non chiedetemi perchè, ma rimasi colpito da un dato: Pippo Inzaghi, 2 gol e 1assist per Bobo Vieri, tutti annullati per fuorigioco… alcuni molto dubbi.

SuperPippo, arrivato da una stagione al Milan, era un attaccante che sapeva fare molto bene il suo compito: il gol. Non sapevo molto altro su Inzaghi, a parte che aveva dei capelli che invidiavo da morire.

Il Mondiale finisce, ma la mia curiosità per il calcio resta, forse per merito di un calcio-mercato scoppiettante (Rivaldo e Nesta al Milan, Ronaldo al Real Madrid, Crespo all’Inter, etc etc… altri tempi per la Serie A!).

Il Milan la stagione precedente strappò un prezioso quarto posto, che servì per qualificarsi al preliminare di Champions League.

È il 14 Agosto del 2002 e invece che andare a tentare il Best Gol a Virtua Striker con i miei cugini, come ogni sera, decido di fermarmi davanti alla TV: è circa la metà del secondo tempo, un ragazzo di colore con le treccine mette un pallone in aerea un po’ a caso, il portiere liscia clamorosamente, la palla carambola su un giocatore del Milan che in qualche modo riesce ad addomesticare quel pallone sporco e a scaraventarlo in porta.

L’attaccante corre via ed esulta come un pazzo, mi trasmette adrenalina, gioia, passione; sembra il momento più bello della sua vita…

Quando si gira leggo sulla maglia: INZAGHI 9.

Quel giorno non me lo scorderò mai: il mio cuore inizia a battere forte, ho bisogno di vedere il Milan che vince ancora, ho bisogno di vedere altre esultanze di Filippo Inzaghi.

Quel giorno avevo deciso: il mio idolo era SuperPippo Inzaghi.

Inzaghi e il Milan, gol e coppe

In quell’anno, come in quelli a seguire, non mancarono nè le vittorie del Milan, nè i gol di Inzaghi; anzi, molto spesso, arrivarono insieme. Cambiano gli assist-man, i difensori e i portieri avversari, ma la rete la gonfia sempre lui.

Per circa 10 anni andò proprio così: palla dentro l’area, Inzaghi segna, esultanza sua, esultanza mia; forse a volte arrivava prima la mia, che già sapevo come sarebbe andata a finire. Una dolce routine insomma.

2 Champions League, 2 Campionati, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Europee, 1 Mondiale per Club, 2 Supercoppe Italiane, ma soprattutto 126 gol.

Alcuni infortuni, tra il 2003 e 2005 limitano il rendimento del mio idolo SuperPippo. Sembra sempre sul punto di venir messo da parte, di sparire… ci provano in tutti i modi ad affondarlo: infortuni, acquisti più giovani (vedi Gilardino) critiche immeritate, l’età che avanza… Inzaghi invece resiste, torna sempre, sempre più forte, sempre più elettrico. Quando non gioca sto male, mi manca qualcosa, quando torna e segna esulto come un pazzo, mi sento in paradiso.

Soprattutto nel 2005/2006, la seconda parte della stagione è degna dei tempi d’oro; Pippo non figura neanche nell’album Panini a inizio stagione: Sheva-Gila titolari, Vieri la riserva… come attacco ci sta, ma non hanno fatto i conti con la fame del Re dell’area di rigore.

Pippo torna, da outsider a prima scelta di Ancelotti, conquista ancora una volta il quarto posto e il pass per il Mondiale 2006.

Quando il posto di Inzaghi nella rosa di Lippi è incerto per i giornali, non lo è per me.

Un mio vecchio amico, in tempi non sospetti, mi prende in giro:“Se Inzaghi va al Mondiale ti pago una pizza”; io rilancio: “Va e segna sicuro, se succede me ne paghi 3”;

Non dovrei nemmeno dirvi come va a finire. Il giorno di Italia-Rep.Ceca vado in pizzeria e ritiro il “premio”: 3 pizze e Barone aspetta ancora il pallone.

La stagione 2007 è pura magia: il 23 Maggio Inzaghi regala la settima Coppa con le orecchie al Milan con una doppietta; ho le lacrime agli occhi per tutta la notte. È il giorno più bello della mia vita da tifoso e non me lo scorderò mai.

Da cosa deriva il mio amore per SuperPippo

Durante tutti questi anni mi sono chiesto cosa mi legasse così tanto al bomber piacentino e all’inizio pensavo fosse “solo” quel modo di giocare da tarantolato ed esultare sempre come un pazzo oppure “solo” il fatto che avesse regalato tutti quei trofei a noi milanisti.

Poi col tempo ho capito il vero motivo: Pippo non era la classica persona nata per fare il calciatore, o meglio, non per essere nell’olimpo dei campioni, ricordati per sempre. Inzaghi non possedeva il talento di Ronaldinho, né la prestanza fisica di Vieri o la velocità in corsa di Ronaldo il Fenomeno. Eppure il suo sogno di essere un nome inciso a fuoco nella storia era troppo forte, tanto da annullare il gap tecnico con altri suoi colleghi.

Inzaghi era semplicemente tutto quello che avrei voluto essere io; sin dalle scuole elementari sentivo sempre la stessa frase: “se solo si impegnasse, suo figlio potrebbe fare grandi cose…” è stato così per la scuola come per tutto il resto.

Nella vita io ero molto simile a Recoba, sapevo di poterla decidere quando volevo, ma ero pigro: “chi me lo fa fare di studiare 1 mese, se aprendo il libro 3 giorni prima riesco a prendere 21?”. A dire il vero, succede a molti di noi.

E così quando giocava Inzaghi, mi mettevo comodo comodo e osservavo; quanto avrei voluto la sua voglia, la sua cattiveria, la sua determinazione… Quanto avrei voluto essere io!

Avrei voluto che quei momenti durassero per sempre, ma sapevo di desiderare una cosa impossibile: il 23 Maggio 2012 SuperPippo decide di ritirarsi. E l’ultimo giorno, a San Siro, c’ero anche io.

A metà del secondo tempo il Bomber entra già osannato. Passano pochi minuti e lo stesso ragazzo di colore che nell’estate del 2002 aveva le treccine lo lancia verso la porta: Pippo fa quello che ha sempre fatto: segna il Novara ed inizia ad esultare per l’ultima volta.

Io scoppio in lacrime. So che è l’ultima volta che vivrò questa scena.

Penso fosse destino rivedere l’ultimo gol del mio idolo su un lancio calibrato di Clarence Seedorf. Proprio come era successo anni prima, quel gol allo Slovan Liberec che mi aveva fatto innamorare la prima volta.

Inzaghi tifa per me

Quando si ha un idolo nella vita, cosa si può desiderare? Incontrarlo, parlarci, scattarsi una foto, farsi firmare una maglia.

Queste cose le ho fatte tutte; d’altronde Pippo, si sa, è sempre molto disponibile con i suoi tifosi, soprattutto quelli più affezionati e spesso andavo a Milanello con il mio striscione “Ritiriamo il numero 9” (quasi premonitorio a vederlo adesso…).

Ma non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo.

Quando mi capita di fare un’esperienza particolare nella mia vita, il Grande Fratello, esco alla fine, quasi da “vincitore”, ma la mia vittoria doveva ancora arrivare.

Accendo Facebook dopo mesi, un messaggio sulla bacheca attira la mia attenzione:

Pippo Inzaghi: “Ho fatto il tifo per te, ciao grande”.

Dopo anni, solo per una volta si erano invertiti i ruoli, il mio idolo aveva tifato per me.

E niente, è già troppo bello così.

Articolo di: Domenico Manfredi

Redazione
Tags :INTERMILANMONDIALIRONALDOREAL MADRID

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