Ripresa del campionato di serie A, la Federcalcio, coadiuvata da una commissione medica, sta stilando una serie di linee guida per ripartire dopo la quarantena. Previsto il ritorno agli allenamenti il 4 maggio, ma con una serie di precauzioni al limite dell’accettabile.
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RIPRESA CAMPIONATO SERIE A
Probabilmente il calcio è stato l’inizio della fine, con la partita di Champions League tra Atalanta e Valencia che si è trasformata in un cluster. Si auspica che il calcio rappresenti la fine dell’incubo. D’altronde Uefa e Fifa sono state chiare: “o si riprendono i campionati o dimenticatevi le coppe europee la prossima stagione”. Aut-aut che probabilmente ha convinto anche i più scettici tra i presidenti di serie A che fino a 10 giorni si opponevano con resistenza alla ripresa del campionato di serie A. D’altronde perdere gli introiti della serie A è una cosa, perdere quelli della Champions è tutt’altra cosa. Ecco quindi che, nonostante Giovanni Rezza, direttore del reparto malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, si sia espresso contrario a riprendere il campionato, dall’altra parte un gruppo di medici capeggiata da Walter Ricciardi dell’OMS (braccio destro del ministro della sanità Roberto Speranza) sta già studiando le modalità di ripresa degli allenamenti.
L’idea è quella di far diventare i centri sportivi degli hub di isolamento. I giocatori, gli allenatori e tutto lo staff sarebbero reclusi lì dentro, senza possibilità di uscire per tornare dalle proprie famiglie. Mangerebbero, dormirebbero e ovviamente si allenerebbero nel centro sportivo. Come se fossero in ritiro per intenderci. Gli allenamenti andrebbero fatti individuali o in gruppetti di pochi giocatori limitando al massimo il contatto. Ovviamente a tutti sarebbero fatti tamponi (settimanalmente?) e diversi test clinici. Tutto questo per almeno un mese, fino a quando non ripartirà il campionato, ma potrebbe durare anche per tutta la stagione. Il problema è che non tutte le squadre posseggono centri sportivi adeguati a far alloggiare, giocatori, allenatori e staff. Oltretutto l’idea potrebbe essere anche facilmente gestibile dai club di serie A, ma per la serie B e le altre serie minori il discorso si complica. I dubbi sono ancora tanti.