Roby Baggio in tackle: “Vedo colleghi che sentenziano da professori, ma me li ricordo incapaci di fare tre palleggi con le mani”

calcio07/05/2021 • 16:37
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Sono passati 16 anni ormai da quando Roberto Baggio ha appeso gli scarpini al chiodo, ma ancora oggi è amato da tutti i calciofili italiani e non. Dai più considerato come il più forte numero 10 italiano della storia, il Divin Codino in un’intervista a Venerdì di Repubblica ha criticato i suoi colleghi, oggi opinionisti tv.

Roby Baggio contro gli ex calciatori opinionisti

Il calcio senza pubblico è tristissimo, mi fa piangere inizia così la disanima del talento di Caldogno -. Non guardo le partite, non mi divertono quasi mai. Mi dette disagio dare giudizi sugli altri, non vado in tv. Vedo colleghi che sentenziano da professori, ma me li ricordo incapaci di fare tre palleggi con le mani. Mi piace il calcio femminile. Il golf mi annoia, preferisco il basket e tifo per i Los Angeles Lakers”.

Poi sul suo addio al calcio: Lasciare il calcio mi ha ridato vita e ossigeno. Stavo soffocando, troppo dolore fisico. ​Faccio la cosa più bella, sono a contatto con la natura. Spacco la legna, uso il trattore e la sera sono così stanco che mi gira la testa. Totti non voleva smettere, io non vedevo l’ora. Ibrahimovic è della stessa pasta di Francesco“.

Sul suo addio alla viola: Sono riconoscente a Firenze perché quando ero rotto mi ha aspettato due anni, anzi tre. Non volevo lasciare la Fiorentina, ma i Pontello mi avevano già ceduto agli Agnelli e se non fossi andato alla Juve, Cecchi Gori non avrebbe potuto prendere il club viola”.

Il rigore sbagliato ad Usa 94 e i dissapori con Sacchi

Sulla morte di Pablito: “La morte di Paolo Rossi è stata ingiusta, si era rifatto una vita anche lui e meritava di avere più tempo. Se da Maradona ti aspettavi una fine improvvisa, da lui no”. Il più grande rimpianto: “Ancora non mi perdono il rigore sbagliato nella finale del Mondiale di USA ’94 contro il Brasile. Non c’è religione che tenga, quel giorno avrei potuto uccidermi e non avrei sentito niente”.

Chiosa finale su due allenatori che hanno segnato la sua carriera, in positivo e in negativo: “Arrigo Sacchi non mi portò agli Europei del 1996 per dimostrare che gli schemi sono più importanti dei giocatori: non è arrivato ai quarti di finale… Non ce l’ho con gli allenatori, ma l’unico con cui mi sono trovato bene è Carletto Mazzone: un uomo libero e realizzato che non si metteva in competizione con i calciatori”. 

calcio07/05/2021 • 16:37
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