Qualche anno fa Daniel Pablo Osvaldo era considerato uno dei più forti attaccanti della serie A. 28 reti con la maglia della Roma tra il 2011 e il 2013 che gli valsero la convocazione in Nazionale. Poi Juve e Inter, con una piccola parentesi al Southampton. Infine il Boca Juniors, sua squadra del cuore, con cui ha chiuso la carriera calcistica. Oggi il rocker Osvaldo va in giro con la sua band, i Barrio Viejo, a proporre la sua musica.
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ROCKER OSVALDO E IL SUO PASSATO CALCISTICO
“Voi mi avete conosciuto con il calcio ma adesso voglio farvi divertire con la mia musica”, l’incipit di ogni suo concerto. A testimonianza di come il pallone faccia ormai parte del suo passato. Intervistato da Gianluca Di Marzio, l’ex Roma ha criticato quel mondo che lui ha deciso di abbandonare a soli 30 anni: “Un mondo finto, dove se fai gol sei un dio e se non lo fai sei una m…a. E il calcio di oggi è come il reggaeton: una musica di m..da che però piace alla gente. È un freddo business, dove nessuno pensa a come stai ogni giorno”.
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A Roma era stato soprannominato Jack Sparrow, sia per la sua somiglianza a Johnny Depp, sia per la sua vita sregolata: “Nell’ambiente del calcio mi hanno sempre visto come un matto, ma non ho mai capito certe logiche. Non potere uscire dopo una sconfitta, suonare la chitarra o bere una cosa lontano da una partita. La dittatura del risultato è l’ipocrisia più grande: c’è chi ritiene Messi un fallito per non aver vinto un mondiale. Quelli sì che sono dei falliti”.
Lasciò Roma dopo un tweet al veleno contro l’allora tecnico Aurelio Andreazzoli, che l’aveva tenuto fuori dalla finale di Coppa Italia contro la Lazio: “Dissi che era un’incapace? Bè non mi pare che abbia allenato la Nazionale”, il suo commento. Parole al miele per Zeman (“è stato come un padre”) e per Daniele De Rossi (“uno dei pochi amici veri che ho avuto nel calcio insieme a Tevez e Heinze”). Osvaldo che ha avuto problemi anche con Prandelli: “Meritavo di andare al mondiale in Brasile ma mi tenne fuori per colpa della stampa che voleva Cassano”. Anche con Roberto Mancini le cose non andarono bene, lui stesso in un’intervista alla Gazzetta rivelò di aver tirato un pugno in faccia all’attuale ct azzurro, ma adesso smorza i toni: “Ci fu un normale litigio come avvengono sui posti di lavoro, ma la stampa ingigantì il tutto”.