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Strage Heysel: cosa successe il 29 maggio del 1985 nella finale di Coppa dei Campioni Juventus Liverpool?

Il 29 maggio 1985 si consumò la strage dell'Heysel, una delle pagine più tragiche della storia del calcio durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool
cronaca29/05/2024 • 09:00
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Strage-Heysel-1985

Il 29 maggio 1985 si consumò la strage dell'Heysel, una delle pagine più tragiche della storia del calcio. Una serata che avrebbe dovuto essere all'insegna dello spettacolo perché quella sera, a Bruxelles, era in programma la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. I bianconeri, allenati da Giovanni Trapattoni, arrivarono al fatidico giorno con l'entusiasmo alle stelle, con la voglia di porre rimedio a un campionato mediocre (concluso al 6° posto e vinto dal Verona di Bagnoli) e con la consapevolezza di poter conquistare la prima Coppa dei Campioni nella storia del club. Il Liverpool, dal canto suo, arrivò all'ultimo atto della competizione, da campione in carica, con il coltello tra i denti, desideroso di riscattare la sconfitta in Supercoppa Europea del 16 gennaio proprio contro la Juventus (detentrice della Coppa delle Coppe 1983-84), quando i bianconeri si imposero sugli inglesi per 2-0 in virtù della doppietta di Zibi Boniek. Se la Juve arrivò alla finale di Bruxelles con qualche brivido, alla luce del doppio confronto contro il Bordeaux che vide i bianconeri imporsi per 3-0 all'andata per poi perdere 2-0 in Francia, i Reds, invece, si sbarazzarono facilmente del Panathinaikos, battuto 4-0 all'andata e 1-0 al ritorno. 

Strage Heysel, il sopralluogo dello stadio

Teatro della finale, lo stadio Heysel di Bruxelles, un impianto che al giorno d'oggi risulterebbe pressoché inagibile e, sicuramente, non idoneo a ospitare un match di spessore così elevato. Intorno a mezzogiorno il sopralluogo dello stadio da parte delle due squadre; uno scenario che lasciò subito impietrito, tra gli altri, il presidente della Juventus Giampiero Boniperti: "Ci mettemmo le mani ai capelli, era vecchio e sembrava quasi un cantiere. C'erano legni ovunque, sembravano clave". Una scelta, quella degli organizzatori dell'evento, che apparve subito quantomeno superficiale e che, tra i giocatori e i membri dei due staff, destò immediatamente qualche perplessità. Ristrutturato circa 15 anni prima, lo stadio si presentava in condizioni precarie, pericolante e non dotato di uscite di sicurezza idonee. Ai tifosi bianconeri furono riservati i settori M, N e O, mentre ai supporters inglesi furono destinati i settori X e Y, nella curva opposta. Il settore Z, separato dalla zona dei tifosi del Liverpool esclusivamente da due reti metalliche malridotte e inadatte a impedire scontri tra le due tifoserie, venne invece destinato ai sostenitori neutrali. Settore, questo, riservato ai possessori di biglietto di entrambe le tifoserie non facenti parte di gruppi organizzati, ma poi occcupato, nella sostanza, soprattutto da tifosi juventini. 

Le ore che precedono la tragedia

La mattina del 29 maggio procedette all'insegna della più totale noncuranza da parte dei tifosi inglesi, che, in preda ai fumi dell'alcool, nel corso della giornata si resero protagonisti di episodi che destarono preoccupazione per le vie di Bruxelles: bottiglie di vetro rotte, urina per le strade, cartoni usati come cuscini per dormire nei vicoli della città. Uno scenario che avrebbe già potuto essere un campanello d'allarme per le forze dell'ordine e gli addetti alla sicurezza,  e che poi sarebbe stato destinato a diventare uno squallido prequel della strage dell'Heysel. Al momento dell'apertura dei cancelli, diverse famiglie con bambini presero posto nel settore Z, adiacente ai settori X e Y destinati ai tifosi del Liverpool, tra i quali, circa 6000 supporters sprovvisti di biglietto riuscirono a entrare nei modi più disparati, complice la superficialità dei controlli, all'interno dei due settori in questione. Intorno alle 19, a poco più di un'ora dal fischio d'inizio (previsto per le 20.15), lo stadio iniziò a riempirsi, e, dopo una serie di cori da stadio intonati nei confronti dei tifosi bianconeri, gli hooligans inglesi iniziarono a ondeggiare pesantemente. Una sorta di intimidazione con lo scopo di far valere il proprio dominio all'interno dell'impianto.

Strage dell'Heysel, cronaca di una tragedia

Seguirono poi una seconda e una terza ondata, quelle più consistenti, che causarono il cedimento delle reti di recinzione che separavano il settore Z dai due settori riservati agli inglesi, con le forze dell'ordine, quasi inermi, che non riuscirono a evitare l'invasione del settore Z da parte dei tifosi del Liverpool. Lanci di bottiglie, clave e mattoni, che non erano stati rimossi dalla polizia nelle ore precedenti, scatenarono il panico tra i tifosi italiani, che tentarono in ogni modo di fuggire da un inferno che si era generato in pochi minuti. Non trovando vie di fuga, si ammassarono nella parte più bassa del settore Z e, molti di loro, finirono per rimanere schiacciati contro il muro divisorio. A quel punto, i fatti assunsero concretamente le dimensioni della tragedia, quando la calca dei tifosi italiani, inseguiti dalla ferocia degli inglesi, causò il crollo del muretto alla base del settore Z. Molti di loro caddero sul terreno di gioco, altri furono calpestati dalla folla in preda al panico, mentre alcuni riuscirono a saltare giù e a salvarsi prima del crollo. 

Un bilancio agghiacciante

Oltretutto, alll'interno dello stadio non era presente personale medico specializzato in rianimazione, fattore che impedì i soccorsi a molti dei feriti, il cui bilancio finale si aggirò sui 600. La strage dell'Heysel costò la vita a 39 persone, tra cui 32 italiani. Una mancanza, quella dell'unità di rianimazione, che si tradusse in una gestione complessiva sbagliata, da parte di chi di dovere, in termini di ordine e sicurezza. Una tragedia causata dalla rabbia e dalla violenza dei tifosi inglesi, frutto, però, anche di una serie di decisioni illogiche ed estremamente superficiali. 

 

La partita 

Nonostante la strage, di cui i giocatori (all'interno degli spogliatoi) non abbero immediata percezione, per ragioni di ordine pubblico le autorità civili e calcistiche decisero di far giocare la partita. Una decisione poi comunicata tramite altoparlante da Gaetano Scirea, che, in uno scenario a dir poco catastrofico, cercò di tranquillizzare i presenti, invitandoli a non rispondere alle provocazioni. La gara si disputò in un'atmosfera surreale, con i corpi delle vittime ammassati davanti alle tribune e i feriti trasportati su transenne usate come barelle. La partita, rinviata di un'ora e 25 minuti, si concluse con la vittoria della Juventus per 1-0, in virtù del gol di Michel Platini su calcio di rigore inesistente concesso per un fallo su Boniek, chiaramente fuori area.

Un match scandito da un'atmosfera agghiacciante, all'insegna di paura, dolore e informazioni confuse che, solo più tardi, si sarebbero tradotte, anche agli occhi dei tifosi che videro la partita in televisione, in una delle pagine di sport più tristi di sempre. 

 

 

 

Stefano Ferrera
Tags :JUVENTUS

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