Tifoso olandese fa partorire la moglie in Belgio per chiamare il figlio Feyenoord

calcio16/01/2020 • 14:47
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Un tifoso olandese ha voluto dimostrare la sua dedizione incondizionata alla squadra del cuore facendo partorire la moglie in Belgio, solo per poter chiamare il figlio Feyenoord. In Olanda infatti non è possibile dare nomi, considerati inappropriati, ai bambini. L’amore per la propria squadra del cuore spesso supera ogni limite. Lo sa benissimo un tifoso del Feyernoord che ha dovuto pensare a un parto alternativo per la moglie a causa del nome da dare al pargoletto. Siamo nei primi anni 2000 e la coppia è in attesa del secondogenito. Il lieto evento però non avverrà in Olanda, nonostante la partoriente e il marito vivano in quel paese, bensì in Belgio. L’uomo decide infatti di portare la moglie oltre confine per poter dare al bambino il nome che più ama, Feyernoord. 

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Tifoso olandese fa partorire la moglie in Belgio

Per la precisione, il bambino si chiama Bryan Feyernoord. Le leggi olandesi impediscono ai genitori di scegliere nomi inappropriati, e Feyernoord, era proprio tra questi. La donna è stata così costretta a partorire nel paese belga. A raccontarlo è l’uomo durante il programma radiofonico Mattie & Marieke, in cui si parlava di storie divertenti di nomi di bambini. Il tifoso olandese, che ha poi divorziato dalla donna, ha confessato anche di essere il padre di quell’adorabile bambino con la maglia del club che fa il dito medio ai tifosi avversari.  La foto, diventata virale, era stata scattata durante la finale di Coppa UEFA del 2002 tra Feyenoord e Borussia Dortmund.

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I Paesi Bassi proibiscono questi nomi, quindi mia moglie ha dovuto partorire in Belgio, lì puoi chiamarlo Feyenoord. Quando è nato mio figlio molte persone che conoscevo hanno chiamato il loro figlio Leonardo Santiago perché segnava sempre. Poi cos’è successo? Il giocatore è partito. Solo che i figli si chiamano ancora così. In quel momento ho pensato ‘non succederà a me’. Mio figlio maggiore invece è il famoso ometto con il medio in quella foto. Quasi tutti l’hanno visto”.

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