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Pep Guardiola a Che Tempo Che Fa: "Parlando di Baggio mi commuovo, non so se lascerò il City a fine stagione"

Pep Guardiola è andato ospite al programma televisivo Che Tempo Che Fa e ha parlato del suo futuro al Manchester City, del rapporto con Baggio e di calcio in generale. Qui l'intervista completa.
tv e social14/10/2024 • 08:45
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Su Baggio, Mazzone e gli anni a Brescia

Guardiola ha impressionato in studio per la padronanza dell'italiano, ancora ottima nonostante siano passati diversi anni dal suo passaggio in Italia. Su questo Pep ha detto: "Francesco de Gregori mi ha aiutato tanto a imparare l’Italiano, l’ho fatto ascoltando le sue canzoni. La mia preferita è “La storia siamo noi”.  Quando ero al Brescia mentre andavo ad allenarmi in macchina mettevo le sue canzoni e così ho imparato. Poi se non capivo le parole, chiedevo a un mio amico di tradurmi. Le parolacce? In Italia sono la prima cosa che uno impara."

 

Su Mazzone: "La prima volta che l’ho visto è stato quando è andato sotto la curva (durante il derby con l’Atalanta finito 3-3 ndr). Io ero in tribuna e mi sono chiesto se fosse questo il mio allenatore. Quando mi ha conosciuto, la prima cosa che mi ha detto è che non mi voleva. Ma poi sono rimasto affezionato per sempre. Era un allenatore della vecchia scuola. Ora abbiamo tutte le immagini e informazioni, mentre lui era uno di pelle. Io dico sempre di viaggiare per il mondo e provare cose nuove. Barcellona per me era confortevole, ma se non fossi andato a Brescia non avrei mai conosciuto Mazzone."

 

Su Baggio: "Quando parlo di Roberto Baggio mi emoziono. Io l’ho conosciuto sul finire della sua carriera e aveva un ginocchio che sembrava una lavatrice. Non si poteva muovere ed era il più forte. Posso solo immaginare quando era al suo meglio. Poi è una persona solare, con un senso dell’umorismo incredibile. Credo che Roberto abbia conquistato l’ammirazione del mondo non solo per il fatto di essere stato un grande giocatore, ma perché è una persona speciale. Non credo che in Italia ci sia un posto, che ci sia un tifoso milanista, interista, juventino o di Firenze che non lo ami.

 

 

Lui era diverso e veniva trattato in modo diverso, ma lo accettavamo. Una cosa che ho imparato è che uno non può trattare tutti allo stesso modo. Mi sarebbe piaciuto tanto giocare più anni insieme a lui. Io ero un centrocampista centrale e quando mi arriva la palla, da destra o da sinistra, dovevo sempre trovare lo spazio libero e un giocatore che fosse lì. Non so perché, ma lui era sempre lì e lo trovavo. Mi sono divertito tanto, avevamo un gruppo meraviglioso nel Brescia.  È stato uno dei periodi più belli della mia vita. Pensavo che Roby fosse una persona seria, la grande stella… invece era l’anima, sempre lui con Luca Toni. Ha fatto un gruppo strepitoso e ci siamo divertiti tanto. Quella squadra era fortissima."

Ferrante Ruspoli

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