Quanto incide la prontezza dei soccorsi in campo e quali sono i protocolli da seguire in questi casi? Cosa si può fare oltre a chiamare il 118?
“Sfatiamo un mito: nei primi minuti non è essenziale che ci sia un medico. La ‘catena della sopravvivenza’ ci dice che nei primi istanti è fondamentale l’intervento di chiunque sia presente, indipendentemente dal contesto sportivo o meno. La cosa importante da sapere è che ogni minuto che passa abbiamo il 10% di possibilità in meno di salvare quella persona, quindi dopo 10 minuti abbiamo virtualmente 0 possibilità di salvarla. Il tempo medio di intervento di un’ambulanza in Italia è di 10-11 minuti: sembra molto, ma in realtà ti assicuro che è veramente poco. Questo ci fa capire dunque un aspetto determinante: chi è sul posto deve intervenire, anche perché nei primi minuti il personale sanitario seguirebbe esattamente lo stesso iter di una persona comune con la rianimazione cardiopolmonare e l’utilizzo del defibrillatore.
Innanzitutto bisogna mettere in sicurezza la scena, poi valutare se la persona è cosciente e respira. Chiamarla per nome e scuoterla, poi verificare se il torace si gonfia o meno. A questo punto bisogna allertare subito il numero unico d’emergenza, cioè l’112. Mentre attendiamo i soccorsi dobbiamo iniziare il massaggio cardiaco premendo con due mani sul torace della persona cercando di arrivare ad una profondità di almeno 5 cm, con circa 100/120 compressioni al minuto. Appena possibile poi, bisogna usare il defibrillatore: è una macchina molto semplice da utilizzare, poiché ci guida in quelle che devono essere le nostre manovre di rianimazione e decide in autonomia se sia necessaria o meno la scarica elettrica a seconda della situazione della persona in arresto cardiaco. Andiamo avanti in questo modo finché non arrivano i soccorsi professionali oppure finché il paziente non riprende a respirare regolarmente.
Messaggio importante: in caso di dubbio, meglio iniziare subito le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Se la persona non è in arresto cardiaco, non gli fanno male; ma se lo è, allora le sue probabilità di sopravvivenza cresceranno nettamente”.