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Caso Bove, il dottor Baldi: “Non sempre è possibile prevenire un arresto cardiaco. Ecco cosa bisogna fare in questi casi”

Le parole del dottor Enrico Baldi, Cardiologo Aritmologo presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, sul caso Bove
calcio italiano17/12/2024 • 09:25
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Quanto incide la prontezza dei soccorsi in campo e quali sono i protocolli da seguire in questi casi? Cosa si può fare oltre a chiamare il 118?

“Sfatiamo un mito: nei primi minuti non è essenziale che ci sia un medico. La ‘catena della sopravvivenza’ ci dice che nei primi istanti è fondamentale l’intervento di chiunque sia presente, indipendentemente dal contesto sportivo o meno. La cosa importante da sapere è che ogni minuto che passa abbiamo il 10% di possibilità in meno di salvare quella persona, quindi dopo 10 minuti abbiamo virtualmente 0 possibilità di salvarla. Il tempo medio di intervento di un’ambulanza in Italia è di 10-11 minuti: sembra molto, ma in realtà ti assicuro che è veramente poco. Questo ci fa capire dunque un aspetto determinante: chi è sul posto deve intervenire, anche perché nei primi minuti il personale sanitario seguirebbe esattamente lo stesso iter di una persona comune con la rianimazione cardiopolmonare e l’utilizzo del defibrillatore.

 

Innanzitutto bisogna mettere in sicurezza la scena, poi valutare se la persona è cosciente e respira. Chiamarla per nome e scuoterla, poi verificare se il torace si gonfia o meno. A questo punto bisogna allertare subito il numero unico d’emergenza, cioè l’112. Mentre attendiamo i soccorsi dobbiamo iniziare il massaggio cardiaco premendo con due mani sul torace della persona cercando di arrivare ad una profondità di almeno 5 cm, con circa 100/120 compressioni al minuto. Appena possibile poi, bisogna usare il defibrillatore: è una macchina molto semplice da utilizzare, poiché ci guida in quelle che devono essere le nostre manovre di rianimazione e decide in autonomia se sia necessaria o meno la scarica elettrica a seconda della situazione della persona in arresto cardiaco. Andiamo avanti in questo modo finché non arrivano i soccorsi professionali oppure finché il paziente non riprende a respirare regolarmente.

 

Messaggio importante: in caso di dubbio, meglio iniziare subito le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Se la persona non è in arresto cardiaco, non gli fanno male; ma se lo è, allora le sue probabilità di sopravvivenza cresceranno nettamente”. 

Matteo Zinani
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